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Itinerary-10-Reports-link-02

La Basilica di San Nicola

Bari, basilica di San Nicola (foto di Berthold Werner, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=61405024)

La basilica di San Nicola, voluta dall’abate benedettino Elia nel 1089, fu consacrata nel 1197. Il colto abate volle realizzare un edificio che in sé riassumesse numerose funzioni e diversi significati. Doveva essere una chiesa di pellegrinaggio, la chiesa madre del popolo dei baresi e un punto di riferimento per chi giungeva dal mare e immediatamente si confrontava con la sagoma svettante delle sue torri.

Addentrandosi nel tessuto urbano, dopo aver costeggiato il castello e la cattedrale, dopo aver percorso l’attuale via delle Crociate, aver attraversato l’arco angioino, si raggiunge la piazza di San Nicola.

La basilica, espressione per eccellenza dell’architettura romanica pugliese, s’impone maestosa con la sua severa e candida facciata tripartita, movimentata unicamente da archetti ciechi che si rincorrono sino al timpano del portale principale e, sul registro superiore, dal lieve gioco chiaroscurale di monofore e bifore.

I solidi volumi del corpo di fabbrica sono pienamente percepibili grazie alle profonde arcate che corrono sul perimetro laterale dell’edificio.

Il registro superiore è alleggerito ai lati dall’elegante scorrere degli esaforati che, come dei ricami di pietra, permettono alla luce di creare intriganti effetti plastici.

Una struttura perfettamente unitaria dall’aspetto fortilizio che rimanda, nell’impianto del prospetto affiancato da due possenti torri, alle grandi cattedrali romaniche del Nord, ma che non rinuncia a racchiudere entro strutture rettilinee i volumi di cupole e volte, in assonanza con le tecniche costruttive medio-orientali e in omaggio alla lunga tradizione costruttiva pugliese. Per consentire l’afflusso dei pellegrini, che numerosi accorrevano a visitare le reliquie di San Nicola, lungo il perimetro della basilica si aprono cinque portali decorati con sculture che riescono a coniugare la bellezza delle forme con la ricchezza didascalica dei contenuti. Nell’apparato decorativo scultoreo di San Nicola esplode tutta l’energia del romanico pugliese: mondi popolati di monstra, attinti direttamente dai bestiari nordici, convivono con puntuali citazioni classiche, arricchite da motivi di chiara origine islamica, desunti da stoffe e oggetti preziosi che arrivavano sulle coste pugliesi insieme a pellegrini e mercanti.

Si osservi, in particolare, il portale detto dei leoni, che si apre sul fianco sinistro della basilica, proprio sotto il primo degli arconi laterali. Lungo l’archivolto è raccontata, attraverso la scultura, l’epopea dei Normanni, nuovi signori di Bari. Con un ductus di straordinaria felicità narrativa e propagandistica, le raffinate trame dell’arazzo di Bayeux sembrano prendere nuova vita e nuove forme in queste sculture, approdate in città per raccontare le storie dei signori del Nord ai nuovi sudditi meridionali.

Arazzo di Bayeux, XI secolo, oggi esposto al Centre Guillaume-le-Conquérant di Bayeux, particolare.

Bari, Basilica di San Nicola, porta dei leoni, XII secolo, particolare.

Di sapore decisamente più mediterraneo sono invece le sculture dei due buoi stilofori che ornano il protiro del portale centrale della basilica, opera di un anonimo scultore in grado di coniugare motivi della tradizione classica locale con un linguaggio già pienamente romanzo ed europeo.

Da secoli, gli anziani di Bari vecchia raccontano ai viaggiatori che si fermano davanti alla chiesa una leggenda. Quando il corpo del Santo di Myra giunse in città:

i cittadini non erano d’accordo sul luogo dove riporlo. Perciò fu stabilito di prendere dei buoi dalla campagna e di deporre le reliquie in una chiesa da costruirsi lì dove gli animali avessero trasportato il carro. Allora i buoi trassero il carro sul quale era stato posato il santo corpo dalla riva del mare. E la chiesa di San Nicola fu costruita lì, nel mare, donde l’acqua penetra talvolta nella cripta. (A. Adorno, Itinéraire d’Anselme Adorno en Terre Sainte)

In realtà la posizione della basilica nicolaiana, a dispetto della leggenda, non è affatto casuale, ma risponde a precise esigenze simboliche e politiche. La nuova chiesa palatina doveva sorgere laddove sorgeva il palazzo del Catapano, per indicare che adesso il Santo patrono, e con lui i signori normanni che avevano patrocinato la costruzione della chiesa, andavano ad occupare il posto e il ruolo che un tempo era stato dei Bizantini; inoltre la posizione a ridosso del mare doveva enfatizzare lo stretto rapporto della città con l’Adriatico. Per questo, la zona absidale della basilica, orientata verso il mare, è trattata come fosse una seconda facciata, con un grandissimo finestrone decorato da animali scolpiti. Si tratta di elefanti e sfingi, che oltre ai loro significati simbolici, alludono a quell’Oriente verso cui si dirigevano o da cui facevano ritorno pellegrini e mercanti che si imbarcavano a Bari sotto la protezione di San Nicola.

Bari, Basilica di San Nicola, Sfinge scolpita sul finestrone absidale, particolare.

L’interno della chiesa presenta una pianta a croce latina con i bracci del transetto contratti; è suddivisa in tre navate da grandissime colonne di importazione orientale, ornate da capitelli scolpiti che si alternano a pilastri. Successivi alla prima fase di edificazione sono invece gli arconi trasversali.

Nella zona presbiterale, i viaggiatori potranno ammirare la cosiddetta cattedra dell’abate Elia. La seduta, destinata all’alto prelato, è interamente scolpita in marmo da un artista che è stato in grado di coniugare la raffinatezza bizantina, nel trattamento delle parti decorative, con l’espressionismo romanico dei telamoni reggi-cattedra, ritratti con il volto deformato dallo sforzo e dal peso del peccato.

Bari, basilica di San Nicola, interno, cattedra dell’abate Elia

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Bari, basilica di San Nicola, interno, cattedra dell’abate Elia, particolare.

In questa solenne cornice romanica si confrontano, in un suggestivo contrasto, la raffinata art de cour trapiantata dall’Ile de France dagli angioini, che succedettero ai Normanni e agli Svevi alla guida della città, e il fasto orientale, dal sapore tutto bizantino, della cripta gremita di arredi sontuosi ed icone. (M. S. Calò Mariani, L’immagine ed il culto di san Nicola a Bari e in Puglia)

Si accede alla cripta tramite una scalinata posta sulla navata laterale che conduce il fedele in una dimensione mistica, grazie alla profusione di icone, lampade, arredi in metalli preziosi, tessuti e ricami che concorrono a rendere estremamente suggestiva la vista delle reliquie di San Nicola, qui conservate.

Bari, basilica di San Nicola, cripta. (GNU Free Documentation License)

Bari, basilica di San Nicola, cripta, colonna dell’inferriata.

La cripta non è solo lo spazio del sacro, ma è anche lo spazio del racconto e della leggenda, tutto concorre a indurre il devoto al raccoglimento e il viaggiatore all’ascolto, come quando si scorge, in un angolo, un’antica colonna circondata da un’inferriata. Anche su questo oggetto, nel corso dei secoli, si sono tramandate numerose leggende che hanno contribuito ad accrescere la devozione dei baresi e dei pellegrini per San Nicola. Si racconta che, dopo il Concilio di Nicea, Nicola si recò a Roma a rendere omaggio a papa Silvestro. Nella città capitolina, dinanzi alla casa in demolizione di una donna di facili costumi, ammirò una bella colonna e la sospinse nel Tevere da dove miracolosamente giunse sino al porto di Myra, sua città natale. Al suo ritorno da Roma la collocò nella cattedrale della sua città. Si narra che così come miracolosamente la colonna aveva raggiunto la città anatolica, nuovamente la si vide galleggiare nelle acque di Bari, quando le reliquie del Santo giunsero in città. Nessuno tuttavia riusciva a prenderla. La notte precedente la riposizione delle reliquie di San Nicola nella nuova chiesa a lui consacrata, i baresi udirono suonare le campane e accorsero nei pressi della basilica e videro un Santo vescovo che, con due angeli, poneva una colonna dal colore rosa a completamento dell’opera. (Cfr. A. Beatillo, Historia delle vita, miracoli, traslatione, e gloria dell’Illustrissimo confessore di Christo s.Nicolò il Magno, arcivescovo di Mira, patrone, e protettore della città di Bari)

Da allora, quella colonna, che si dice abbia viaggiato da Oriente a Occidente, esattamente come il culto di San Nicola, è diventata oggetto di venerazione per le popolazioni locali, per i pellegrini e in particolare per donne in età da marito.

Molte opere d’arte provenienti dalla Basilica sono oggi conservate nel Museo Nicolaiono che si trova nella città vecchia, poco distante dalla chiesa, in Strada Vanese 3.

Itinerary-10-Reports-link-01

La Cattedrale di Bari

La Cattedrale di Bari di San Sabino (Di Berthold Werner, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=61448663)

La Cattedrale di Bari, intitolata a San Sabino e alla Vergine Odegitria, cioè colei che indica il cammino, sembra emergere a fatica tra i rumorosi vicoli della città vecchia, quasi nascosta nel suo ventre e dalla fama della più nota e venerata chiesa di S. Nicola. A imporre la sua presenza ci pensa la torre campanaria, l’unica che svetta così alta tra i tetti bassi del borgo e che, da secoli, rimane inconfondibile punto di riferimento nello skyline urbano.

Sulla bianca facciata tripartita e all’ interno è possibile leggere la sua lunga storia, che ha inizio in tempi remoti nel succorpo, impreziosito da bellissimi mosaici paleocristiani, e che si snoda per secoli, sino alle aggiunte di epoca barocca, evidenti nella cripta e nelle statue dall’accentuata teatralità, che arricchiscono il portale principale.

L’edifico ha assunto l’aspetto attuale tra il 1170 e il 1178, quando fu completamente ricostruito, dopo essere stato raso al suolo per volere di Guglielmo il Malo, in seguito alla rivolta dei baresi ai nuovi signori normanni.

La facciata è suddivisa da lesene in tre parti che riproducono all’esterno la suddivisione delle navate interne. Le sommità degli spioventi presentano un coronamento ad archetti pensili poggianti su mensole scolpite con serpenti e animali, attinti direttamente dal ricco e fantasioso bestiario medievale.

Un grande rosone, decorato da statue di mostri, draghi, serpenti e figure grottesche, si apre sul registro superiore in corrispondenza con il portale principale. La zona absidale è interamente nascosta all’esterno da un muro di controfacciata che conserva un meraviglioso finestrone, considerato uno dei capolavori della scultura romanica dell’XII secolo. Questa ampia apertura centinata, incorniciata da un baldacchino poggiante su colonne pensili, è esuberantemente scolpita con motivi vegetali e animali di origine orientale, tra cui spicca una misteriosa arpia.

http://www.medioevo.org/artemedievale/Images/Puglia/Bari/IMG_6943.JPG

Bari, Cattedrale, controfacciata, finestrone absidale.

http://www.medioevo.org/artemedievale/Images/Puglia/Bari/Bari29.jpg

Bari, Cattedrale, controfacciata, particolare del finestrone absidale

La fantasiosa decorazione plastica romanica dell’esterno contrasta con l’atmosfera austera e mistica dell’interno, dove il silenzio delle profonde navate è ritmato solo dal solenne gioco dei colonnati, a cui fanno da contrappunto le eleganti trifore dei matronei superiori.

Bari, cattedrale di San Sabino, interno. (Foto di Porcullus Marek Postawka – Opera propria, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3526917)

Cinque metri sotto il livello della Cattedrale si conserva il nucleo più antico della chiesa che risale al VI secolo. Si tratta di una basilica paleocristiana che ha conservato quasi intatto il suo fascino antico. L’ambiente, originariamente diviso in tre navate, oggi conserva le basi su cui poggiavano le colonne originarie e un mosaico pavimentale decorato con motivi geometrici ed elementi vegetali e zoomorfi. È ancora leggibile un’iscrizione che ricorda di come un tale Timoteo, per adempiere a un voto, provvide a proprie spese alla decorazione musiva del pavimento.

Oggetto di particolare devozione è l’icona della Madonna Odegitria, conosciuta anche come Madonna di Costantinopoli, conservata nella cripta. La tradizione narra che la tavola sia giunta a Bari da Costantinopoli, nell’VIII secolo, quando durante il periodo iconoclasta, l’imperatore d’Oriente aveva ordinato la distruzione di tutte le immagini sacre. In realtà si tratta di una tavola del XVI secolo che riproduce il tipo iconografico, caro alla tradizione bizantina, della Vergine in trono che indica con la mano il figlio e, così facendo, mostra la via per il cielo che è Cristo.

Nel corso del XVIII secolo la tavola fu modificata e, secondo il gusto e la sensibilità estetica dell’epoca, fu protetta e incastonata in una fastosa riza argentea.

Icona della Vergine Odegitria

(Foto di Sailko – Opera propria, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=58901057)

Itinerary-10-Reports-link-10

Martina Franca

The elegant town rises on a gentle hill of southern Murgia and overlooks the Itria Valley. The traveler will be soon amazed by its Baroque and Rococo appearance, less abundant than Lecce style but with simple and elegant shapes.

The town origins date back to the 10th century, when some refugees from Taranto escaping from the Saracens took refuge on Monte San Martino and established the first village there.

In the 14th century, this original settlement was enlarged at the behest of Philip I, Prince of Taranto, who guaranteed exemptions and rights to those who would have decided to settle down. That is the origin of the name Martina Franca.

The town center is accessed through Piazza XX Settembre, where a monumental 18th-century arch rises, decorated with an equestrian statue of Saint Martin, in memory of the legend that tells how this holy knight freed the city from Maramaldo’s troop attack. Once you cross the arch, you enter the old town. Here it is possible to admire the beautiful Palazzo Ducale, built in the Baroque style at the end of 17th century at the behest of the noble family Caracciolo.

Going into the old town streets, you may reach the collegiate Church of San Martino, a spectacular Baroque church, built between 1747 and 1775 and located in Corso Vittorio Emanuele, a street lined with elegant buildings that have windows and carved balconies. The church façade is richly decorated and embellished with a large portal topped with a sculptural group that portrays the scene of Saint Martin and the poor in line with the theatrical and scenic 18th-century style.

The interior has a Latin cross and a single-nave plan, and it is abundantly decorated: stuccoes, marble and precious materials contribute to make this church a Baroque jewel in Puglia.

Martina Franca, Piazza Plebiscito (photograph by Tango7174 – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=13754146)

Itinerary-10-Reports-link-09

The Cones of Trulli

Alberobello trulli (author: Berthold Werner, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=60159414)

The trulli of Alberobello have on top, in addition to a sculpted pinnacle, strange markings: they are symbols of different nature, some recall pagan and esoteric traditions, whereas others refer to Christian iconography. They are made using limewash directly on the chiancarelle[1], i. e. the stones which made up the conical roof. These markings not only helped distinguish the families owning the trulli, but took on an apotropaic function: they were believed to ward off the evil eye and favor a good crop. The most common and easily recognizable symbols were the Jewish candelabrum, the symbol of Jesus as the Sun, and Maria’s pierced heart which refers to the Passion. Other pagan symbols that are commonly found on the trulli of Alberobello are the Taurus, Jupiter and Venus.

  1. T.N.: Limestone slabs used in Apulian architecture, especially as covers for the conical roofs of trulli. ↑

Itinerary-10-Reports-link-08

Santa Maria delle Grazie

Sanctuary of Santa Maria delle Grazie, vintage photograph (author: William Henry Goodyear – Brooklyn Museum, No restrictions, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=31383687)

Near the train station, in Via Madonna delle Grazie, the sanctuary and church of the same name stands out. It was commissioned by Bishop Vincenzo Giustiniani in the first half of the 17th century.

The lower part of the ashlared façade continues until the upper register, creating a very singular three-tower castle, into which the three church portals open.

The upper part of the main façade is literally dominated by a very big crowned eagle with outstretched wings, topped with an episcopal miter. The façade of this church clearly reveals an ostentatious exhibition of the 17th-century church power symbols in this part of Puglia.

Itinerary-10-Reports-link-07

Gravina

Gravina di Puglia, vintage photograph (CC BY-SA 3.0, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=3694887)

This town of High Murgia in its name already reveals the particular characteristics of its landscape shape. The whole town rises on a deep ravine structured around several levels alternating rock churches, houses, stables, and sheds. Among the various rock churches, the Basilica di San Michele delle grotte is worth a visit: an area divided into five naves by large pillars. On the rocky walls, it is still possible to see the remains of 12th and 13th-century frescoes. In one of the spaces connected to the church it is possible to visit a charnel house, macabre storage of human remains, which a strong popular tradition considers as the bones of Gravina citizens, brutally murdered during one of the 10th-century Saracen raids.

In Gravina the visitors can admire the precise reconstruction of San Vito crypt and its beautiful frescoes, including a Christ Pantokrator enthroned and a Virgin Enthroned, within the little known but rich Museum Pomarici-Santomasi. The museum is housed in the 17th-century Pomarici Santomasi Foundation building, whose two floors also host the archaeological finds from Botromagno area, the Picture Gallery, the Library, the Historical Archive, and the reading rooms.

Contacts

Telephone: +39 080.325.10.21

Fax: +39 080.325.10.21

E-Mail: info@fondazionesantomasi.it

Via Museo n. 20 – 70024 Gravina in Puglia (Ba) – Italy

OPENING TIMES

Tuesday/Sunday: 9 a.m. -1 p.m. | 4 p.m.- 8 p.m.

Closed on Monday

Itinerary-10-Reports-link-06

The Rock Civilization in Puglia

Ravines in the province of Mottola- public domain-

Ravines, lame[1], gorges, caves, crypts, and churches with frescoed rocky walls are the natural and artistic heritage protected in the Parco Regionale delle Gravine dell’Arco Ionico, a wide geographical area that includes many towns in the province of Taranto.

People have long thought that the caves of these ravines had been used during the Middle Ages only by hermits or Eastern monks who came to Puglia after the 8th-century iconoclastic controversy. Actually, authoritative experts in various disciplines, from Geology to History, in particular starting from the hypotheses formulated by the historian Cosimo Damiano Fonseca, have shown that the rock churches or the so-called hermit crypts represented only one of the possible forms of living in a cave. Between the 10th and the 15th century, dwellings and entire hamlets were excavated from the sides of lame and ravines by local people who chose life in caves as a conscious alternative to urban life. Hence, the expression “rock civilization” was coined to define that singular way of life, which is different from but not inferior to life in towns and villages. In Puglia the habit to excavate from the soft limestone dates back to the Bronze Age, which many tombs found by the archaeologists belong to. Also during the classical period underground areas were still in use, showing that the attitude of living in a cave was deeply rooted in local people already before the birth of Christianity. Puglia boasts a very rich rupestrian heritage: we suggest the traveler visit Massafra and Mottola churches.

In particular, the Church of Candelora and the rupestrian complex attached to the Sanctuary of Madonna della Scala are worth noting.

The Church of Candelora looks onto the ravine of San Marco and is located within a private garden that may be reached following Via Canali. The Crypt has a basilica plan with three naves and, although collapse damaged the original entrance and part of the apse area, it keeps the false slopes and domes. The walls, along which various arches open, house very beautiful frescoes that date back to the 13th and 14th centuries. These paintings have both Greek and Latin inscriptions, showing the cultural variety of the region, which is a bridge between the Greek and Byzantine East and the Latin West. The fresco Vergine che conduce il Bambino is particularly evocative. Its iconography is very rare and seems to highlight the motherly tenderness of Maria, nearly walking outside the sacred space of the painting – her feet, before the floor lowered, touched the walking surface. She seems to give caring recommendations to her child, who brings an egg basket, interpreted in various ways. In Christian symbolism, the egg may refer to the Passion, as a metaphor of a sepulcher that creates life. The two smaller figures next to the Virgin represent the couple who commissioned the fresco.

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Crypt of Candelora, the fresco Vergine che conduce il Bambino

Also the Sanctuary of Santa Maria della Scala, with its crypt, is worth visiting. Located on the outskirts of Massafra, along a deep and picturesque ravine, it can be reached through a spectacular Baroque style staircase.

Legend has it that in the place where the sanctuary lies today, two does were found venerating a Marian icon. The present shrine was built in the 18th century on the original crypt, frequented since ancient times. The building, which today has the 18th-century style and shape, houses a valuable 13th-century fresco, which depicts a beautiful Madonna con Bambino deriving from the rock church of Buona Nuova, next to the Sanctuary and mostly damaged during the Baroque staircase construction. The close resemblance to another fresco dedicated to the Virgin in the crypt of the church next to the shrine would prove this.

Massafra, Madonna della Scala, Madonna con Bambino

Massafra, Madonna della Buona Nuova, Madonna con Bambino

  1. T. N.: Depressions in the ground with gentle slopes, due to the karst processes in Puglia. ↑

Itinerary-10-Reports-link-05

The Marta Museum in Taranto

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Via Cavour 10,

open daily 8.30 a.m.-7.30 p.m., last admission 7.00 p.m.

The National Archaeological Museum of Taranto, MArTA, is definitely one of the best museums in Italy. It was set up in 1887 and, since then, has been hosted in the former 18th-century Convento dei Frati Alcantarini (Convent of the Alcantarini monks). Not much is left of the original building that develops around the cloister colonnaded perimeter.

The numerous finds, emerging from Taranto subsoil, were first arranged at the end of the 19th century, then new layouts followed aimed at reorganizing its rich archeological heritage in a consistent way at museographical level.

Over the years, the museum has been temporarily closed to the public, dismantled and reassembled; after a long series of regulatory and restoration works, in December 2007, the new Museum of Taranto was inaugurated, officially renamed MArTA.

The ground floor hosts the rooms for temporary exhibitions, whereas on the upper floors the rich permanent collection is arranged.

The exhibition itinerary, closely linked to territorial references, is organized according to thematic areas connected to the various aspects of Taranto area life and history, within broad time periods.

The visitor may admire a lot of black- and red-figure Attic vases, decorated with mythological stories and may be fascinated by gold and semiprecious stone jewels, which are the result of local goldsmiths’ polished art and document this society’s splendor and wealth.

Head of a woman, 4th century BC (Author: Maria – Flickr, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=20263809)

Gold earring, 4th century BC (author: Maria – Flickr, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=20263809)

Itinerary-10-Reports-link-04

The Castello Aragonese of Taranto

The Castello Aragonese of Taranto, called Castel Sant’Angelo, is a very beautiful Renaissance castle, built on an old natural valley at the end of the small island where the old town stands. Its current appearance is that given during the Aragonese period. The castle was erected on the site of a previous defensive structure, whose oldest architectural stage is Byzantine. Thanks to 13th-century archive documents, it is possible to recreate its Medieval appearance: a fortress with quadrangular towers designed for machicolation-based defense, i.e. the throwing of arrows or other material from the narrow embrasures opening along the bastions.

In the second half of the 15th century, when technologies of warfare had completely transformed the way of fighting and the defense methods thanks to the wide use of artillery and guns, the Castle proved inadequate and so it was necessary to change its architectural features.

It seems now clear that the great architect Francesco di Giorgio Martini produced the designs of the new plan of Taranto’s castle. Its architecture is grounded on exact geometric and mathematical rules, which recall the Sienese architect’s purely Renaissance culture: four cylindrical fortified towers are connected by means of wide and elegant curtains that form a quadrilateral. Over the centuries, the Renaissance structure has been modified, adding new defensive structures and enlarging the moat area. Finally, the castle was further altered in the last century, to turn it into a prison and allow for the construction of the ponte girevole (swing bridge) that connects the new town to the old town of Taranto. Since 1887 it has been home to the Italian Navy, which is currently ensuring free daily guided tours inside the Castle.

Taranto, Castello Aragonese, (author: Livioandronico2013 – Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=30324730)

Info: 0997753438  E-mail: infocastelloaragonese@libero.it

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Pino Pascali Museum Foundation

The Pino Pascali Museum Foundation is located outside Polignano old town along a scenic route that overlooks the sea and faces the so-called Scoglio dell’eremita (rock of the hermit), in the bright areas of the restored municipal former slaughterhouse.

As well as temporary contemporary art exhibitions, the museum hosts a permanent collection by the brilliant and controversial artist Pino Pascali from Polignano. The artist, who died at the young age of thirty-three in 1968, had already become one of the most remarkable figures in the 1960s Roman artistic scene. He had joined the Arte Povera, interpreting it with playful and provocative tones in his eccentric installations. In his works, it is possible to perceive numerous echoes related to Puglia colors and landscapes: sea, land, fields, and animals, reinterpreted according to his own poetics, are his favorite subjects.

PINO PASCALI FOUNDATION
MUSEUM OF CONTEMPORARY ART

VIA PARCO DEL LAURO 119
70044 POLIGNANO A MARE (BA)

TEL: +39 080 4249534 | +39 3332091920

WINTER OPENING TIMES
Open daily from 10 a.m. to 1 p.m.
and from 4 p.m. to 9 p.m.
Closed Mondays;

SUMMER OPENING TIMES

(From 10 July to 2 September)

From Tuesday to Sunday: 11 a.m.- 1 p.m./ 3 p.m.-10 p.m.

Closed Mondays

The ticket office closes half an hour before the museum. Tickets cost 5 euros or less if reductions apply. Free admission on the first Sunday of every month.

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