Sul Colle di Botromagno, a circa 400 metri di altezza, è possibile visitare i resti di un antico centro peucetico, identificato con l’antica Sides o Sidinion. Successivamente, l’insediamento divenne un centro romano, con ogni probabilità Silvium, importante punto di sosta sulla Via Appia. L’area di notevole interesse scientifico potrebbe essere uno dei poli di eccellenza archeologica della Puglia, se non fosse per lo stato di abbandono e, in parte, anche di degrado in cui versa il sito. Scriveva Paolo Rumiz già nel 2015:
Una vecchia inchiesta, dal nome cinematografico di Stargate, svela che a Botromagno negli anni novanta sono stati effettuati importanti lavori per rendere accessibile ai visitatori quest’area archeologica unica al mondo. Ma l’intervento si è mangiato quindici miliardi di vecchie lire e non ha portato nulla, se si esclude la scomparsa del malloppo e una lite continua fra la direzione dei lavori e l’impresa esecutrice, che stava tirando in lungo come Penelope con la sua tela. Tutto è finito alle ortiche: il restauro delle tombe, gli itinerari di visita, la cartellonistica, il viale d’accesso, la riqualificazione di un edificio storico con foresteria e reception per i turisti. (P. Rumiz, Appia)
Gli oggetti provenienti dagli scavi di Botromagno sono esposti presso il Museo Fondazione Ettore Pomarici-Santomasi di Gravina, nella mostra permanente Aristocrazia e mito.
I reperti più antichi qui esposti sono databili dal VII al IV secolo a.C., e si tratta di fibule, ornamenti in ambra, avorio e argento. Particolarmente interessanti sono i numerosi vasi a figure rosse del V e IV secolo a C., provenienti dalle camere sepolcrali della presunta necropoli di Botromagno.
Tra i numerosi reperti ceramici e fittili si impone, per dimensione e bellezza artistica, un cratere a larghe volute attribuito al Pittore di Boreas, che rappresenta una scena del mito di Ifigenia. Anche altri vasi sono decorati con scene legate al mondo omerico, a conferma degli ininterrotti rapporti artistici, commerciali e politici della Puglia con il mondo greco. L’esposizione della Fondazione Pomarici Santomasi lascia solo intuire la ricchezza del patrimonio archeologico di questa zona della Puglia, depredato nel corso degli ultimi secoli da tombaroli e improvvisati Indiana-Jones. Ciò che è stato salvato dall’incuranza e dal ladrocinio è conservato anche nel Museo Civico Archeologico di Gravina, in piazza Benedetto XIII.
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L’ennesima storia all’italiana di una tristezza incredibile…..