In epoca tardo-antica la città più importante della Puglia era Canosa che aveva raggiunto, tra il 514 e 566, un grande prestigio grazie alle opere promosse dal vescovo Sabino, cui è dedicata la Cattedrale che conserva le sue spoglie, secondo la leggenda agiografica, miracolosamente riapparse in città, dopo la sua morte avvenuta nei pressi di Potenza.

Canosa, durante l’alto-medioevo, fu considerata per la sua posizione sulla via Appia-Traiana un importantissimo centro strategico per il dominio del meridione da parte dei Longobardi, che volevano arginare l’influenza bizantina.

La Cattedrale, situata nella piazza centrale del paese, merita una visita. Fu eretta nell’IX secolo e consacrata nel 1101 dall’allora papa Pasquale II. Non si sa con certezza quanto rimanga dell’aspetto originale o quanto profonde siano state le modifiche subite nel corso dei secoli. La parte più compromessa è sicuramente la facciata esterna, completamente rifatta nei primi decenni del XIX secolo.

L’interno conserva ancora parte del suo antico fascino medievale: la pianta cruciforme presenta un’originalissima soluzione di copertura, con tre cupole in asse, disposte longitudinalmente al disopra della navata e altre due cupole sui bracci del transetto.

All’interno sono presenti pregevoli materiali antichi di spoglio, provenienti da edifici di età romana; si notino, in particolare, le belle colonne di marmo color verde che ritmano la navata.

Tra gli arredi liturgici si possono ammirare una cattedra e un pulpito scolpito di notevole pregio, che testimoniano la penetrazione precoce del romanico nella regione e la sua particolarissima declinazione pugliese.

Canosa, Cattedrale, interno.

(foto di Di Berthold Werner, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=59320598)

Canosa, Cattedrale, interno, cattedra vescovile

(Foto di Von Berthold Werner, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=59320341)

Al centro dell’abside, alle spalle dell’altare maggiore, il viaggiatore potrà ammirare un bellissimo trono marmoreo, realizzato tra il 1079 e il 1089 per il vescovo Ursone da uno scultore di nome Romualdo, che ha lasciato la sua firma su uno dei braccioli del sedile.

Il trono, opera in parte composita da pezzi di un trono più antico, è sostenuto da due poderose sculture di elefanti, austere e rigide, che sembrano incedere frontalmente con passo cadenzato. Sul dorso portano due lastre, decorate con teste leonine e con motivi vegetali, che reggono la seduta, rialzata sulla fronte da una lastra decorata da due aquile in posizione frontale all’interno di una cornicetta di racemi.

I braccioli poggiano su delle formelle scolpite con figure di animali fantastici e orientali, sfingi e grifi che, nel corso del XII secolo, entreranno a pieno titolo a far parte del repertorio decorativo della scultura romanica pugliese.

In questo trono convivono l’immediatezza espressiva di gusto già romanico e la geometrica eleganza di sapore bizantino-orientale, declinata in maniera monumentale soprattutto nei poderosi elefanti reggi-trono.

Spostandoci sulla navata, è possibile osservare il pulpito marmoreo realizzato dallo scultore Acceptus, risalente ai primi decenni dell’anno Mille.

Questa opera canosina testimonia come in Puglia, già a partire dall’XI secolo, l’arte bizantina e orientale si combinò con un gusto più realistico-espressivo, squisitamente europeo e romanico.

Canosa, Cattedrale, interno, pulpito.

(foto di Von Berthold Werner, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=59320195)

Bibliografia di riferimento:

P. Belli d’Elia, Alle Sorgenti del Romanico. Puglia XI secolo, Edizioni Dedalo, Bari 1975;

F. Abbate, Storia dell’arte nell’Italia meridionale. Dai longobardi agli svevi, Donzelli editore, Roma 1997.