Corfù: monte Pantokrator, Kanoni, Benitses, Paleokastrizza, Lakones, Agia Kiriaki, Evropouloi

In questo itinerario proponiamo al viaggiatore di scoprire le bellezze di Corfù passeggiando idealmente a fianco dell’imperatrice Elisabetta d’Austria, la sovrana, conosciuta come Sissi, che amò profondamente la Grecia e in particolare quest’isola, nella quale trascorreva lunghi periodi di vacanza in cerca di quella pace interiore che sembrava mancarle nella corte imperiale di Vienna.

La Principessa Sissi, part., Franz Xaver Winterhalter, 1865

Durante i suoi soggiorni sull’isola l’imperatrice amava fare lunghe passeggiate ed escursioni, che il viaggiatore potrà ripercorrere attraverso i fogli di diario del suo mentore e maestro greco, Constantin Christomanos, che fu spesso suo compagno di strada e di viaggio. I ricordi delle gite e delle passeggiate in compagnia della sovrana, nelle pagine scritte da Christomanos, sono proiettati in una dimensione dagli scenari fiabeschi, in cui le suggestioni classiche e omeriche convivono con l’accentuata sensibilità romantica dell’autore. Iniziamo il nostro itinerario seguendo il viaggio dell’imperatrice che il 15 marzo 1892, in compagnia del maestro Constantin, s’imbarca da Pola, sul panfilo imperiale Miramare, per raggiungere Corfù. La navigazione attraverso le acque del mar Adriatico è tranquilla, per la sovrana un momento quasi idilliaco, come confida al suo mentore:

La vita sulla nave è qualcosa di più che un semplice viaggiare. È una vita migliore, più vera. […]. È come trovarsi su un’isola da cui sono banditi tutti i fastidi e i rapporti umani. È una vita ideale, chimicamente pura, cristallizzata, in cui sono assenti i desideri e si perde il senso del tempo. Avere la percezione del tempo è sempre doloroso perché ci trasmette la percezione della vita. […]. La vita sulla nave è molto più bella di qualsiasi sponda. Le mete di un viaggio sono desiderabili soltanto perché tra noi e loro si frappone il viaggio. […] Sapere che devo presto ripartire mi emoziona e mi fa amare qualsiasi luogo. E così, ogni volta, io sotterro un sogno che svanisce troppo in fretta, per inseguirne un altro. (C. Christomanos, Elisabetta d’Austria nei fogli di diario di Constantin Christomanos)

Il 17 marzo, il panfilo raggiunge il Mar Ionio e all’alba entra nello stretto canale che si apre tra la punta settentrionale di Corfù e le catene montuose dell’Epiro. Il viaggiatore, che ancora oggi raggiunge le Isole Ionie in nave dall’Adriatico, potrà ammirare dal ponte il paesaggio descritto da Christomanos:

I monti neri come pece, spiccavano sul pallido verde-grigio del cielo. Le rotonde colline rocciose della riva di Corfù erano coperte da una bassa sterpaglia, nera anch’essa, che si disegnava con incerti contorni su quel fondo scuro. Molti di quei cespugli dovevano essere in fiore, poiché di tanto in tanto arrivava alla nave un profumo intenso, come di miele frammisto, frammisto all’odore che esalava dalle rocce bagnate. Là dove le colline assopite erano cinte dal mare spumeggiante, si scorgevano macchie scure che facevano pensare a caverne insondabili. Una fascia appena increspata lambiva quietamente la riva sassosa, quasi la baciasse nel sonno. (C. Christomanos, Elisabetta d’Austria nei fogli di diario di Constantin Christomanos)

 

Lo sguardo di Sissi è catturato dal monte Pantokrator che con i suoi due corni gemelli, che s’inarcano, ricordano la posa di una statua greca. Avvicinandosi all’isola, con l’avanzare del mattino, il viaggiatore, come la bella imperatrice, potrà osservare le cime dei monti che cominciano a brillare alla luce dell’aurora che conferisce al paesaggio una dimensione mitologica.

Scrive Christomanos:

[…] un’atmosfera sovrannaturale fatta di rosea polvere d’oro, nella remota distanza e nel fulgore di una mitica età degli dei. Anche a non saperlo s’intuiva che qui era la patria della «dea dalle dita rosate» e di Febo dai bianchi destrieri. Poi le rose sono cadute sul torso di pietra del Pantokrator. (C. Christomanos, Elisabetta d’Austria nei fogli di diario di Constantin Christomanos)

 

Guido Reni, Aurora, Casino Pallavicini, Roma

La nave imperiale prosegue in direzione della baia di Garitsa, una «lingua di terra tutta ricoperta di vegetazione», e all’epoca del passaggio di Sissi, «come da una cornucopia gli alberi e i fiori si rovesciavano sul litorale; aloe e palme levavano alte le loro chiome nell’azzurro». Oggi, lungo questa insenatura, corre un incantevole lungomare dal quale si può godere di una vista molto suggestiva che spazia dal Vecchio Forte Veneziano al faro.

Veduta di Corfù, sulla sinistra la baia di Garitsa

Foto di Corfu Town R02.jpg: Marc Ryckaert (MJJR)derivative work: ויקיג’אנקי – This file was derived from: Corfu Town R02.jpg:, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=31692771

Questo luogo, così suggestivo, non lasciò indifferenti la sovrana e il suo compagno di viaggio che lo descrive con queste parole:

Era un angolo appartato, come se facesse parte di un altro mondo, ancora immerso in un pallido sopore sotto un involucro di seta luccicante. Ma in mezzo alle acque assopite si levava un fascio di neri cipressi che cingevano una chiesetta bianca; e dove la rupe che reggeva i cipressi si tuffava nel mare, questo si tingeva di rosso per il riflesso dei rossi gerani. Quell’isola mi sembra il modello dell’Isola dei morti di Böcklin […]. Quei cipressi laggiù somigliano a sogni cupi, e i fiori rossi che si specchiano nell’acqua con i loro riflessi sono sacri a Persefone. (C. Christomanos, Elisabetta d’Austria nei fogli di diario di Constantin Christomanos)

Christomanos non è l’unico ad aver voluto identificare l’isolotto greco con il luogo ritratto dal famoso pittore simbolista. Su Pontikonissi, che più prosaicamente i Greci chiamano «l’isola dei topi», fantasie e suggestioni letterarie e artistiche sono proliferate. La leggenda vuole che quello scoglio altro non sia che la nave dei Feaci trasformata in pietra dalla vendetta di Poseidone, e ancora, secondo altri, potrebbe essere l’isolotto su cui William Shakespeare immaginò di ambientare la Tempesta.

Il 17 marzo 1892 la scialuppa imperiale tocca riva e approda nella baia di Benítses, nei pressi dell’omonimo villaggio. Oggi, questo ameno borgo, a soli quattordici chilometri dalla città di Corfù, è una popolare meta turistica e un’apprezzata località balneare, per la sua bella spiaggia di sabbia e ciottoli. Tra le colline boscose che circondano la zona sono ancora visibili le rovine di un’antica villa romana.

Pontikonissi, veduta
[foto di Alinea CC BY 3.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/3.0)]
Pontikonisi_Island_05-06-06.jpg
Corfù, isolotto di Pontikonissi
[foto di Sascha Askani, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=204175]
Arnold Böcklin, L’isola dei morti (terza versione)

Corfù, Achilleion

Author: No machine-readable author provided. Tasos Kessaris assumed (based on copyright claims). – No machine-readable source provided. Own work assumed (based on copyright claims)., CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1173278

Nella parte meridionale dell’isola di Corfù, tra Benítses e Gastouri, in cima a una collina, sorge l’amata residenza di Sissi: il Palazzo Achilleion, costruito alla fine dell’Ottocento. È in questo luogo che, una volta sbarcati, si dirigono l’imperatrice e il fedele Constantin che, nel suo diario, si dilunga nella descrizione di questa villa in stile pompeiano, oggi forse un po’ kitsch, ma ancora in grado di attirare numerosi turisti per la bellezza dei suoi giardini e per il fascino che continua ad esercitare la figura di Sissi.

Lasciamo ai fogli di Christomanos il compito di guidarci tra i lussuosi ambienti di questa dimora:

Il palazzo è incassato nella montagna. Il lato anteriore ha tre piani, mentre sul retro vi è un unico piano che dà su un’ampia terrazza a giardino con alberi secolari. La facciata guarda sulla strada maestra che da Corfù porta alla spiaggia di Benizze attraversando il bianco villaggio di Gastouri e passando davanti al castello. Un alto muro bianco e la cortina fronzuta degli ulivi fanno da riparo contro gli sguardi indiscreti. […] Sulla strada si apre un grande cancello di ferro con la scritta «AXIΛΛΕΙON». Una rampa sale dolcemente verso il portico antistante il castello: poderose colonne sostengono l’ampia veranda dei centauri. Il secondo e il terzo piano rientrano in modo da lasciare spazio a due logge, a destra e a sinistra della veranda dei centauri, con la quale comunicano; (C. Christomanos, Elisabetta d’Austria nei fogli di diario di Constantin Christomanos).

Un peristilio accompagna il lato dell’edificio che si apre sul giardino pensile. La parte inferiore delle colonne è colorata di rosso cinabro; i capitelli, dipinti di azzurro e di rosso, con ricche dorature, si stagliano mirabilmente contro la parete retrostante, in rosso pompeiano, nella quale sono affrescati grandi medaglioni che rappresentano leggende classiche […] e paesaggi ispirati all’ Odissea. […] Di fronte a ogni colonna del peristilio è collocata una Musa di marmo, in grandezza naturale, con Apollo Musagete in testa. (C. Christomanos, Elisabetta d’Austria nei fogli di diario di Constantin Christomanos)

Le statue, confida Sissi all’amico, sarebbero tutte antiche, acquistate a Roma dal principe Borghese, costretto a «vendere i suoi dèi» per non andare in rovina.

I giardini dell’Achilleion permettono al viaggiatore di godere di una incantevole vista, la stessa che conquistò l’imperatrice d’Austria, così è descritta nei fogli di Christomanos:

[…] il mare, che sembra quasi salire verso l’orizzonte, disegna sul marmo bianco una linea scura, color vino: una linea tracciata nell’immensità di segreti inespressi, aldilà di ogni comprensione…E ancora più alti si ergono nel pulviscolo dorato i monti violetti dell’Albania. Non lontano una fitta macchia di allori accentua la classicità dell’insieme. (C. Christomanos, Elisabetta d’Austria nei fogli di diario di Constantin Christomanos)

L’intera costruzione di questo palazzo ruota attorno al tema decorativo e simbolico dell’eroe omerico Achille. Una delle statue preferite dall’imperatrice rappresenta il Pelide morente. L’opera, caratterizzata da un certo patetismo romantico e da un’accentuata plasticità delle forme, si trova su una delle terrazze panoramiche che guardano il mare.

Corfù, Achilleion, esterno, peristilio
Foto di Thomas Schoch — own work at http://www.retas.de/thomas/travel/corfu2006/index.html, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=843512
Corfù, Achilleion, statua dell’Achille morente
Foto di Dr.K. – Own work, CC BY-SA 3.0
https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=25907139
Picture 6
Corfù, Paleokastrizza, (“DSC_6083” by almekri01 is licensed under CC BY-NC-ND 2.0)

Elisabetta confessa di aver consacrato il suo palazzo all’eroe omerico che ai suoi occhi «personifica l’anima greca, la bellezza del paesaggio e degli uomini. […] La sua volontà era l’unica cosa che avesse sacra. È vissuto solo per i suoi sogni, e per lui il suo dolore valeva più della vita intera».

Lasciamo l’Achilleion e seguiamo Sissi e il suo maestro di greco durante un’escursione lungo la costa occidentale di Corfù, che ancora oggi vanta le spiagge e i villaggi più belli dell’isola. Il 20 marzo, i due si dirigono a Paleokastrizza, per visitare un antichissimo monastero che sembra sorgere in mezzo al mare, su uno scosceso promontorio collegato all’isola da una sottile striscia di terra.

I fogli del diario di Christomanos descrivono con dovizia di particolari il monastero e l’itinerario percorso, che invitiamo il viaggiatore a seguire in ideale compagnia di Sissi.

Racconta il maestro greco:

Non appena si abbandonano le strade carrozzabili, ci si addentra ogni volta nel sacro bosco di ulivi. Tutta Corfù è un immenso uliveto selvatico che cresce, oggi come secoli e millenni fa, sempre sulle stesse zolle, sempre vicino al respiro del mare. […] Camminavamo nella calda, fremente penombra, in mezzo a tronchi contorti che sembrano avere un’anima, […] d’improvviso, attraverso le fronde tremolanti degli ulivi, abbiamo indovinato un luccichio, ancora più inebriante dell’azzurro del cielo o dello splendore del sole che abbracciava gli alberi: il mare! – l’altro mare, quello occidentale, che non si vede dalla costa feacica dell’isola ma di cui si avverte sempre la vicinanza. Ben presto, da un’altura, lo sguardo si perde su una distesa senza fine, inverosimilmente azzurra, più azzurra del cielo, più azzurra di qualsiasi idea di azzurro, più beata di ogni beatitudine. (C. Christomanos, Elisabetta d’Austria nei fogli di diario di Constantin Christomanos)

È arrivati a questo punto che si scorge il monastero di Palaiokastrìtsa che significa «Quella (la madre di Dio dell’antico castello», in riferimento all’antico kastron bizantino che sorge poco lontano: Angelokastron, il bastione più occidentale di Corfù.

Continua la narrazione di Christomanos:

Il monastero – un complesso di piccole costruzioni antiche, strette l’una all’altra sotto uno stesso involucro di intonaco bianco e sovrastate da una cupoletta rotonda di tegole, un piccolo cortile lastricato e, infondo a questo la chiesa con la porta spalancata. […] In fondo alla chiesa, un’antichissima iconostasi di legno con la doratura tutta annerita. Davanti alle cupe immagini dei santi, di cui si distinguevano appena gli occhi bianchi in mezzo ai grandi anelli delle aureole, lumini a olio verdi e rossi ardevano dentro lampade d’argento appese a catene. Le loro fiammelle, perdute in un sogno, si affievolivano a tratti per rianimarsi subito dopo. C’era un forte odore di ceri spenti, di vecchio legno tarlato, di polvere e muffa. In nessun altro luogo si aveva così netta l’impressione di essere trascinati indietro nel passato dell’anima. (C. Christomanos, Elisabetta d’Austria nei fogli di diario di Constantin Christomanos)

 

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Corfù, Monastero di Paleokastrizza
Lakones
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È arrivati a questo punto che si scorge il monastero di Palaiokastrìtsa che significa «Quella (la madre di Dio dell’antico castello», in riferimento all’antico kastron bizantino che sorge poco lontano: Angelokastron, il bastione più occidentale di Corfù.

Continua la narrazione di Christomanos:

Il monastero – un complesso di piccole costruzioni antiche, strette l’una all’altra sotto uno stesso involucro di intonaco bianco e sovrastate da una cupoletta rotonda di tegole, un piccolo cortile lastricato e, infondo a questo la chiesa con la porta spalancata. […] In fondo alla chiesa, un’antichissima iconostasi di legno con la doratura tutta annerita. Davanti alle cupe immagini dei santi, di cui si distinguevano appena gli occhi bianchi in mezzo ai grandi anelli delle aureole, lumini a olio verdi e rossi ardevano dentro lampade d’argento appese a catene. Le loro fiammelle, perdute in un sogno, si affievolivano a tratti per rianimarsi subito dopo. C’era un forte odore di ceri spenti, di vecchio legno tarlato, di polvere e muffa. In nessun altro luogo si aveva così netta l’impressione di essere trascinati indietro nel passato dell’anima. (C. Christomanos, Elisabetta d’Austria nei fogli di diario di Constantin Christomanos)

Lasciamo il monastero e le sue icone bizantine e proseguiamo il nostro itinerario, seguendo Sissi e il suo compagno di viaggio, durante la loro gita a Lakones, località che sorge su un monte a ridosso dell’edificio sacro.

Così il pittoresco villaggio è descritto nel diario di Christomanos:

In alto, verso la metà del pendio rivestito di ulivi e cipressi, abbiamo visto il villaggio di Lakones – quasi un filo di perle bianche –, dietro il quale le rocce salgono ancora, costellate di fiori gialli e viola, a formare delle coppe rotonde come seni nudi. Il villaggio di Lakones è un insieme di povere casupole d’argilla imbiancate a calce e abbarbicate alle rocce come nidi d’uccello saldati tra loro. Sui tetti a terrazza garofani e gerani fiammeggiano dentro cassette di legno; davanti alle porte, tra pilastri segnati dal tempo, stanno accovacciate donne di rara bellezza; qua e là grassi maiali si godono il sole sulla strada; (C. Christomanos, Elisabetta d’Austria nei fogli di diario di Constantin Christomanos)

Dopo una passeggiata tra le vie di questo borgo, che ha conservato l’autenticità di un tempo e, dopo esserci concessi una pausa nei suoi caffè o nelle sue botteghe artigiane, proponiamo al viaggiatore un’altra delle passeggiate che l’imperatrice amava fare a Corfù.

Questo cammino ha inizio nel villaggio di Gastouri, nei pressi dell’Achilleion, e ha come meta la collina dell’Agia Kyriaki, «l’unico luogo in cui tutto mi piaccia davvero – confessa Elisabetta – qui potrei persino venire meno ai miei princìpi e fermarmi per sempre». Si tratta di una piacevole escursione, della durata di venti minuti circa, con numerosi punti panoramici. Alla fine della passeggiata, per lo più all’interno di una lussureggiante vegetazione, si arriva in una piccola cappella, eretta in cima a questo colle, da cui si gode della magnifica vista della costa orientale dell’isola e della pittoresca Pontikonissi.

Infine, concludiamo questo itinerario tra i luoghi dell’isola cari all’Imperatrice Elisabetta d’Austria, con una visita alla Villa Capodistria, oggi museo dedicato alla figura di Giovanni Capodistria, politico e diplomatico che diventò, nel 1828, il primo governatore della Grecia indipendente. La bella residenza dell’eroe nazionale greco sorge poco distante dalla città di Corfù, a circa 10 chilometri dal centro, in una località chiamata Evropouloi.

Per arrivarvi Sissi e il fedele Constantin dovettero camminare, come loro abitudine, per ore tra aranceti e ulivi. Scrive Christomanos:

Il mare splendeva nel sole ed era coperto di schiuma. Mugghiava stentoreo, senza riprendere fiato. […] Nella Villa Capodistria – l’antica proprietà del conte Capodistria, che fu il primo reggente greco, una residenza di campagna in stile veneziano, molto segnata dal tempo – ci sono venuti incontro il fattore e sua figlia. Una gigantesca magnolia, carica di calici di un lilla pallido, dava ombra al cortile. Due cipressi montavano la guardia davanti alle persiane verdi di una finestra chiusa. Il giardino era inselvatichito, invaso dalle confuse malinconie di piante avvezze a cure assidue per decenni e ormai lasciate a un solitario rigoglio. Dalla casa in gran parte disabitata, dal cortile col suo acciottolato a mosaico, dal giardino spirava l’ineffabile poesia dell’abbandono. (C. Christomanos, Elisabetta d’Austria nei fogli di diario di Constantin Christomanos)

Questo giardino, ancora oggi una delle attrazioni principali del Museo Capodistria che consigliamo al viaggiatore di visitare, ha qualcosa in comune con la melanconia della bella sovrana, che come scrive E. M. Cioran, è diventata l’icona e il «simbolo di un mondo condannato».

Lasciamo questo luogo per congedarci da Sissi e dal nostro itinerario, che speriamo abbia permesso al viaggiatore, come accadde a Christomanos, di scoprire, grazie alle passeggiate proposte in questa magica isola, «i segreti delle montagne e delle onde […] i legami profondi tra gli uomini e le rose e i sogni». (C. Christomanos, Elisabetta d’Austria nei fogli di diario di Constantin Christomanos)

Una scena del film con Romy Schneider nei panni dell’imperatrice Sissi a Corfù.